Dagli USA Arriva L’Insegnate Robot

Ciascuno di noi, ha le proprie storie da raccontare sui professori incontrati nella propria carriera scolastica, e diciamoci la verità, la scuola italiana di personaggi eccentrici ne sfoggia in abbondanza. Gli studenti del futuro tuttavia potrebbero avere qualcosa di ancora più originale: un insegnante robot.

È di qualche giorno fa che due scienziati della università del Wisconsin hanno creato un robot insegnante, che tra le altre cose, utilizza delle tecniche avanzate per giudicare quanto lo studente abbia recepito degli insegnamenti. Di sicuro la notizia non sarà certo accolta con entusiasmo dai tradizionali insegnanti in carne e ossa (in fin dei conti a chi farebbe piacere essere sostituito da una macchina ?), anche gli studenti tuttavia, dopo l’entusiasmo iniziale potrebbero avere qualcosa da ridire.

Professore Robot: Indaghiamo i Misteri dell’Apprendimento

Il robot in questione infatti non avrà nulla a che vedere con il simpatico Asimo o con l’affascinante hostess della kokoro, sarà uno strumento utile per studiare i meccanismo dell’apprendimento. I malcapitanti studenti potrebbero vedersi costretti ad abbandonare i momenti di svago passati a fantasticare nell’ora di filosofia, mentre la voce monotona dell’insegnante illustra l’idealismo.

Mutlu, uno degli scienziati coinvoliti nella ricerca ha dichiarato:

Vogliamo indagare come il meccanismo dell’apprendimento avviene nel mondo reale. Cosa fanno gli insegnati umani e come possiamo ispirarci a loro per costruire un robot con funzioni educative che faccia qualcosa di simile ?

Nasce cosi un robot programmato per narrare dei racconti agli studenti (in sessioni singole di uno studente per volta) sottoponendo questi ultimi a un test per vedere quanto essi trattenevano dell’insegnamento. Per lo scopo gli scienziati Mutlu e Szafir hanno utilizzato un sensore EEG da 200 dollari (un’apparecchio simile a quelli usati per l’elettroencefalogramma).

Questo sensore ha rivelato che una zona del cervello chiamata FP1 è responsabile dell’apprendimento e della concetrazione, ogni volta che il sesore registrava una variazione dell’attività di questa zona il robot prodoceva una piccola correzione come un cambiamento della voce, un gesto delle braccia per riguadagnare l’attenzione dell’ascoltatore.

Gli studenti esaminati sono stati divisi in due gruppi, il gruppo A ha ricevuto gli interventi per riguadagnare l’attenzione come indicato, mentre il gruppo B non ha ricevuto alcun intervento o ha ricevuto segnalazioni casuali. I risultato finale è che la media delle risposte corrette degli studenti del gurppo A si è attestato a 9 su 14, mentre il gruppo B si è fermato a un più modesto 6.3 su 14.

Certo di strada ce n’è ancora tanta prima di avere un insegnate robot, ma questo è il momento giusto per iniziare a chiedersi la domanda: sostituireste in vostro insegnate (o quello dei vostri figli) con un Robot?

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