Il Pulsante Do No Track: Cedono anche Facebook e Google

Il pulsante del do-not-track è stato oggetto di accesi dibattiti persino dalla Federal Trade Commission fin dalla sua adozione circa due anni fa. Il primo browser ad aggiungere l’opzione di non tracciamento, circa all’inizio dello scorso anno, è stato Mozilla, subito seguiti da Internet Explorer e Apple che  l’ha incluso nell’ultima versione del suo sistema operativo, Mountain Lion, che è stato rilasciato agli sviluppatori quest’anno.

In ultimo anche Google ha accettato di sostenere che questo pulsante venga incorporato nella maggior parte dei browser, una mossa che l’industria era stata restia a fare per più di un anno. La società di Mountain View è in buona compagnia con il suo migliore nemico, Facebook, anch’esso preso di mira dall’inchiesta che ha preso piede sulle pagine del Wall Street Journal.

Il Pulsante Do No Track: Cedono anche Facebook e Google

La configurazione di una opzione di Do Not Track nei propri browser è l’unico espediente per impedire, se lo vogliamo, che la nostra navigazione abituale (fatta eccezione per i dati sensibili quali le preferenze sessuali, politiche e religiose) sia usata per personalizzare meglio gli annunci a pagamento che ci seguono nel nostro iter quotidiano attraverso la rete.

Questo cambio di rotta, non esattamente spontaneo, di Facebook e Google, è stato deciso nell’ottica di seguire l’onda del progetto del parlamento degli Stati Uniti che intende obbligare le società ad un trattamento dei dati personali più trasparente, soprattutto per quanto riguarda gli scopi pubblicitari  mentre, almeno per ora, la falce della privacy sembra non essere calata per le ricerche di mercato o le ricerche mirate allo sviluppo di un prodotto.

Il sistema Adsense di Google è un esempio lampante di questo uso, che traccia la nostra navigazione e fa apparire gli annunci pubblicitari sulla rete dei siti e dei blog di google in base alle nostre ricerche e le nostre preferenze di navigazione (ma anche in base ai cookie di sessione), oppure il sistema di tracciamento delle nostre preferenze che avviene, su Facebook, attraverso il pulsante like. Più privacy e minore personalizzazione, meno privacy ma un’offerta pubblicitaria mirata alle nostre preferenze. Ai posteri l’ardua sentenza.

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