Feb 24 2012
Kodak, Un Altro Gigante In Bancarotta
Nelle ultime settimane Kodak ha dichiarato ufficialmente la bancarotta, la casa americana famosa per le proprie fotocamere e pellicole Kodakcrome ha deciso di avvalersi del Chapter 11, si legge sulle pagine di Engadget che riporta, sempre per citare fonti attendibili, le parole dello stesso sito della Kodak. La società fa sapere che sta pensando ad una ristrutturazione della società nei prossimi mesi a venire.
Una bancarotta annunciata
Resa famosa in tutto il mondo dalle fotocamere usa e getta, le pellicole Kodakchrome e le macchine fotografiche, Kodak azienda statunitense con base a Rochester ha dichiarato bancarotta ed ha deciso di avvalersi del Chapter 11: la normativa fallimentare statunitense che prevede una riorganizzazione sotto amministrazione controllata. Dopo 131 anni anche un altro gigante della fotografia è caduto a causa del digitale seguendo altri illustrio predecessori. Prima di Kodak vi erano già passate Agfa e Polaroid, tutte aziende che hanno come termine comune quello di non essere riuscite ad adattarsi al passaggio da analogico a digitale.
La compagnia di Rochester ha, in questi giorni, richiesto un prestito con scadenza a 18 mesi di 950 milioni di dollari per poter continuare a lavorare fino al 2013. Ulteriore passo che dimostra le cattive acque in cui naviga la società è il termine della sponsorizzazione del famoso Kodak Theater a Los Angeles, dal momento che è stata ritenuta troppo costosa.
Dal un punto di vista consumer, invece, verrà cessata la produzione di macchine fotografiche digitali e il prestigioso marchio si concentrerà maggiormente sul settore delle stampe. Possiamo solamente augurarci un ritorno in grande stile per un marchio che ha fatto la storia della fotografia con il suo famoso slogan: “Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto”.
Link | Kodak
Tag: Bancarotta, fotografia, Kodak
Feb 24 2012
Il Pulsante Do No Track: Cedono anche Facebook e Google
Il pulsante del do-not-track è stato oggetto di accesi dibattiti persino dalla Federal Trade Commission fin dalla sua adozione circa due anni fa. Il primo browser ad aggiungere l’opzione di non tracciamento, circa all’inizio dello scorso anno, è stato Mozilla, subito seguiti da Internet Explorer e Apple che l’ha incluso nell’ultima versione del suo sistema operativo, Mountain Lion, che è stato rilasciato agli sviluppatori quest’anno.
In ultimo anche Google ha accettato di sostenere che questo pulsante venga incorporato nella maggior parte dei browser, una mossa che l’industria era stata restia a fare per più di un anno. La società di Mountain View è in buona compagnia con il suo migliore nemico, Facebook, anch’esso preso di mira dall’inchiesta che ha preso piede sulle pagine del Wall Street Journal.
Il Pulsante Do No Track: Cedono anche Facebook e Google
La configurazione di una opzione di Do Not Track nei propri browser è l’unico espediente per impedire, se lo vogliamo, che la nostra navigazione abituale (fatta eccezione per i dati sensibili quali le preferenze sessuali, politiche e religiose) sia usata per personalizzare meglio gli annunci a pagamento che ci seguono nel nostro iter quotidiano attraverso la rete.
Questo cambio di rotta, non esattamente spontaneo, di Facebook e Google, è stato deciso nell’ottica di seguire l’onda del progetto del parlamento degli Stati Uniti che intende obbligare le società ad un trattamento dei dati personali più trasparente, soprattutto per quanto riguarda gli scopi pubblicitari mentre, almeno per ora, la falce della privacy sembra non essere calata per le ricerche di mercato o le ricerche mirate allo sviluppo di un prodotto.
Il sistema Adsense di Google è un esempio lampante di questo uso, che traccia la nostra navigazione e fa apparire gli annunci pubblicitari sulla rete dei siti e dei blog di google in base alle nostre ricerche e le nostre preferenze di navigazione (ma anche in base ai cookie di sessione), oppure il sistema di tracciamento delle nostre preferenze che avviene, su Facebook, attraverso il pulsante like. Più privacy e minore personalizzazione, meno privacy ma un’offerta pubblicitaria mirata alle nostre preferenze. Ai posteri l’ardua sentenza.
© 2008 Ziogeek.com
Tag: do not track, Google
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